Navigando sul web scopro un canale youtube di uno scrittore palermitano che intervista amici e persona in strada o ad un bar.
In questo canale lo youtuber, anche avanti con gli anni, raccoglie appunti, riflessioni, interviste, incontri più o meno casuali, pensieri, versi, passi di libri. Non si tratta di un gran canale, da un lato appare tutto improvvisato, ma c’è anche una bella idea idea di video diario, come fosse un parziale caos ragionato.
L’autore, infatti non è certo uno sprovveduto. Chiude, per ragioni motivate, l’esperienza di un altro canale con oltre 6000 iscritti, per iniziare proprio questa nuova esperienza partendo da zero.
Non nomino l’autore né il canale perché traggo dal suo lavoro delle considerazioni personali, che non hanno avuto nessun confronto con l’autore stesso né con i suoi intervistati.
Intervista ad un regista
Tra i tanti video di questo canale trovo l’intervista ad un regista. E l’autore del canale gli fa una domanda bel precisa e puntuale.
Ma quando fai un nuovo film? Sei un regista e un regista deve fare i film!
Il regista risponde che a lui i film non li fanno fare. E che i suoi film stanno dentro ad un cassetto.
L’intervistatore controbatte che oggi giorno non si ha bisogno di chi ti faccia fare un film ma basta un telefonino e i film si fanno.
Abbiamo bisogno di professionisti
Questa sua risposta mi ha fatto molto riflettere, perché è vera e falsa nello stesso tempo.
Cioè…
Sono convinto che per fare un film ci vogliono le professionalità, ci vuole il lavoro di professionisti, ci vuole una certa organizzazione. Insomma strumentazione all’altezza di tutte le situazioni, professionisti di un livello superiore all’amatoriale, ci vogliono costumi e costumisti, luci, suoni. E dunque ci vogliono i soldi.
Lo capisco e lo sappiamo. Fare cinema è costoso, fare un film costa.
Un film con il telefonino?
Fare un film con il telefonino, come mostrano le pubblicità, non è così ovvio come ci vogliono mostrare. Perché fare un film non è solo questione di potenza del dispositivo.
Le pubblicità infatti, dovrebbero mostrarci il set che serve per mostrarci la potenza del telefonino.
Fare quello che si sa fare!
Eppure un dubbio mi è venuto.
Perché non ha alcun senso stare in silenzio in attesa di fare i film come ai vecchi tempi e secondo tutti suoi sacri crismi.
Invece si approfittare delle nuove tecnologie, dei nuovi mezzi e delle nuove opportunità per dire qualcosa.
Perché se è vero che per fare un film ci vogliono i soldi, è vero che con pochi soldi oggi si può fare quello che necessita di tanti soldi.
L’alternativa a fare quello che si sa fare, con ogni mezzo, non può e non deve essere l’immobilismo o il silenzio.
Prigionieri di se stessi
Mi chiedo se raggiunto un certo livello professionale non si diventi prigionieri di se stessi.
Mi metto nei panni del regista. Forse che il regista si chiede cosa penserebbe la gente di un video di un regista fatto con il telefonino, cosa direbbero o scriverebbero i critici cinematografici di un video fatto male da un regista più o meno conosciuto?
Ma più in generale un professionista che ha fatto un buon lavoro fino ad oggi può permettersi di ricominciare da capo, di ricominciare da zero?
C’è gente che lo fa con coraggio, con spensieratezza, fregandosene del cosa pensano gli altri e fa.
Altri, forse a me anche più simpatici, forse anche più saggi, più riflessivi, anche più grandi, non lo fanno. Non riescono a sconfiggere la vergogna dell’errore, dell’imperfezione.
Questo scrittore lo ha fatto. Con un cellulare e con le sue idee. Certo, lui non è un regista, non vende i suoi film, ma in ogni caso si mette in gioco e si concede la possibilità di migliorare.
Penso che sia sempre meglio rimboccarsi le maniche e fare e sperimentare.
E dunque un regista deve fare i film, uno scrittore deve scrivere, un insegnante deve insegnare, un architetto del’informazione deve progettare, un musicista che vuole suonare deve suona. A prescindere da quello che gli viene concesso. Che viene concesso dagli altri.
Ciascuno deve fare quello che sa fare!